Sicilia Sovrana: il Manifesto della Dignità Tradita

 Manifesto della Dignità Siciliana


Per una Sicilia libera, forte, sovrana di sé stessa

📜 1. Memoria e verità


La Sicilia non dimentica.

Non dimentica il risorgimento vissuto come colonizzazione, la repressione brutale, l’umiliazione economica e culturale subita in nome di una “unità” costruita con la baionetta e il disprezzo.

Non dimentica i moti indipendentisti, l’EVIS, i sogni infranti dei giovani caduti per la libertà di questa terra.


E non dimentica il dopoguerra, quando il destino della Sicilia venne deciso a tavolino, lontano da Palermo e da Roma.

Nel 1943, mentre la Sicilia veniva liberata dallo sbarco alleato, veniva anche occupata strategicamente. La nostra isola divenne una pedina nello scacchiere della Guerra Fredda.

Harry Truman, presidente degli Stati Uniti, con la benedizione del nascente Patto Atlantico, ne fece un bastione militare, una portaerei fissa nel cuore del Mediterraneo.


In quegli anni, la figura di Salvatore Giuliano si impose come simbolo ambiguo: bandito per lo Stato, eroe per alcuni, strumento per altri.

La sua morte – ufficialmente per mano dello Stato, forse per mano di un tradimento interno – resta avvolta nel mistero.

Un mistero utile, forse, a seppellire verità scomode su collusioni, strategie segrete, e trattative non dette tra mafia, politica e potenze straniere.


Noi chiediamo chiarezza.

Noi pretendiamo dignità.


✊ 2. Fine del neocolonialismo


Non siamo più disposti a subire.

Non accetteremo di essere solo terra di consumo, di servitù, di risorse rubate e giovani emigrati.

Pretendiamo una nuova alleanza tra le regioni del Sud, con statuti realmente speciali, autonomie vere, e una fiscalità che tenga conto della nostra storia di spoliazione.


🌿 3. Sovranità energetica e alimentare


La Sicilia deve tornare a nutrirsi e a sostenersi da sé.

No alle grandi multinazionali che devastano il territorio.

Sì alle comunità energetiche, all'agricoltura bio, alla tutela dell’acqua come bene pubblico.

Sì al sole, al vento, alla nostra intelligenza collettiva.

🧠 4. Rinascita culturale


La lingua siciliana, la nostra storia, la nostra arte non sono folklore: sono identità viva e fondamento politico.

Chiediamo l’insegnamento obbligatorio della nostra storia vera nelle scuole.

Chiediamo il recupero degli archivi, delle memorie censurate, dei saperi ancestrali.

🤝 5. Un patto tra generazioni


Non vogliamo che i nostri figli crescano nella rassegnazione.

Ma nemmeno nel rancore.

Li vogliamo liberi, consapevoli, capaci di scegliere, di restare, di tornare.

Questo manifesto è per loro.

È per chi crede che un’altra Sicilia – non serva, ma sovrana – sia ancora possibile

📚 Appendice storica


Sicilia, Truman e Giuliano: il crocevia delle ambiguità


🔹 Lo sbarco alleato e la strategia statunitense

Il 10 luglio 1943, con l’Operazione Husky, le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia. Fu la prima invasione dell’Europa occupata dai nazifascisti.

Ma oltre alla liberazione, si avviò una occupazione strategica. La Sicilia fu affidata all’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories), che affidò il potere locale a elementi mafiosi, come testimoniato da studi storici e rapporti desecretati, per garantire un controllo immediato.


🔹 Truman e la Guerra Fredda nel Mediterraneo

Nel 1947, con la Dottrina Truman, gli USA dichiararono esplicitamente che avrebbero difeso i paesi "liberi" dalla minaccia comunista.

La Sicilia, con la sua posizione centrale, divenne una base cruciale per la NATO. Le prime installazioni radar e basi segrete sorsero tra il 1947 e il 1951.

La questione indipendentista siciliana, allora ancora viva, fu deliberatamente soffocata, perché incompatibile con le strategie atlantiche.

🔹 Salvatore Giuliano: simbolo e strumento

Giuliano, bandito e capo dell’EVIS armato, fu prima tollerato, poi braccato.

L'eccidio di Portella della Ginestra (1° maggio 1947) è attribuito al suo gruppo, ma restano sospetti mai chiariti su chi lo manovrasse realmente.

Lo Stato dichiarò che morì nel 1950 durante uno scontro, ma l’inchiesta successiva portò a galla contraddizioni, false testimonianze, e un processo farsa, come riconosciuto anche dalla Corte di Cassazione negli anni ’90.

“Abbiamo il diritto di sapere.

E il dovere di ricordare.”

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